Teatro

Antonio Rezza e Flavia Mastrella... a teatro non ne trovi di simili!

Antonio Rezza e Flavia Mastrella... a teatro non ne trovi di simili!

Non esiste l’uno senza l’altra. Sono inscindibili. E intervistando l'uno, non si può, ovviamente, non parlare anche con l'altra e il risultato che ne viene fuori è un discorso contrappuntistico e singolare.
Sono uniti da un sodalizio artistico che dura da più di vent'anni, e che è nato in occasione di una mostra per cui Flavia Mastrella ha realizzato delle opere fotografiche utilizzando l'espressività facciale di Antonio Rezza ed ha inserito i personaggi che ne sono venuti fuori, nell'habitat secondo lei più adatto ad esatare le caratteristiche somatiche. Era chiamato "I Visi...goti" (1990).
Insieme hanno poi creato spettacoli come "Barba e cravatta" (1990, presentata in francese al Festrival di Avignone, Francia nel 1991), come l'apprezzatissimo "Pitecus" (1995, replicato in Italia e all'estero) o come "7-14-21-28" (2009, prodotto insieme alla Fondazione T.P.E. per il Teatro Astra di Torino e che poi è stato replicato nel Festival Face à face a Parigi). Hanno curato l'ideazione, l'nterpretazione e la regia di numerose opere cinematografiche indipendenti con le quali hanno avuto dei riconoscimenti, come ad esempio il I° premio al Fano Festival per il cortometraggio “Suppietij” (1991), due Gabbiano d’oro al Festival di Bellaria per i cortometraggi “Il vecchio dentro” (1992) e “Confusus” (1993), il I° premio al Bolzano opere nuove per la “Divina Provvidenza” (1993) e il I° premio a Torino Cinema Giovani per “Il piantone” (1994). I loro cortometraggi sono stati trasmessi in tv su Rai2 e Rai3. Nel 1996 hanno presentato alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il loro primo lungometraggio "Escoriandoli". Nel 2002 hanno diretto il loro secondo film, "Delitto sul Po". Nel 2005 il PAN di Napoli ha dedicato a loro due una retrospettiva sul loro cinema. Nello stesso anno, hanno realizzano il loro terzo lungometraggio "Fotofinish 2", tratto da un loro spettacolo teatrale, e lo hanno presentanto in vari festival.
Nel 2007 hanno vinto il Premio Francesca Alinovi dedicato alla convergenza delle arti
Ma non finisce qui. Infatti hanno anche una vita artistica indipendente l'uno dall'altra.
Flavia Mastrella, dotata di fantasia plastica, espone sculture e fotografie in Italia e all’estero. Nel 1992 ha vinto il premio “Sebastiano Oschman Gradenigo” per i giovani fotografi romani. Una sua opera fa parte della collezione permanente della Certosa di San Lorenzo a Padula all’interno della mostra "Le opere e i giorni", curata da Achille Bonito Oliva. Il PAN di Napoli ha ospitato l’installazione "Boe alla deriva" (2007), mentre nel 2008 si è tenuta a Roma l’esposizione dell’habitat di "Autopatia"
Antonio Rezza, invece, svolge una prolifica attività di scrittore di romanzi, tutti editi da Bompiani: "Non cogito ergo digito" (1998), "Tisquamo" (1999), "Son[N]o" (2005) e "Credo in un solo oblio" (2007, Premio Feronia-Città di Fiano nel 2008). Ha pubblicato inoltre, con Flavia Mastrella, "Ottimismo democratico", con DVD (ediz. italiana e inglese), Editore Kiwido, 2006.
Rezza è, ovviamente, autore delle opere teatrali che interpreta, tra cui "Barba e cravatta" (1990) "Pitecus" (1995), "Io" (1998), "Fotofinish" (2004), "Bahamut" (2006), "7-14-21-28" (2009) e "Doppia identità elevata al superficiale" (2010).
In ogni caso, la loro attività, come hanno più volte sottolineato, è inscindibile.
Quando Antonio Rezza è sul palco, in realtà in scena ci sono entrambi, ma solo uno si vede, Antonio Rezza. Flavia Mastrella è colei che lo plasma come se fosse un'opera d'arte vivente, insieme alle sue scenografie, ma non appare in scena.
E ... cosa fondamentale, non chiamate "attore" Antonio Rezza: lui è un "performer"! Rezza non entra nelle emozioni dei suoi personaggi come fanno gli attori di teatro tradizionale; nelle sue performance non rappresenta quello che un personaggio "è", ma quello che un personaggio "ha" e "fa" e parla di quello che "non c'è", non quello che "c'è". Sgretola ogni forma di potere pur non facendo teatro di denuncia civile. Ed è persino un gradino più in là del teatro catartico.

Venerdì 20 e sabato 21 aprile Antonio Rezza e Flavia Mastrella arriveranno sul palco del Ridotto del Teatro Comunale di L'Aquila con uno dei loro spettacoli di maggior successo e sicuramente una delle performance di più lunga durata temporale in tournée in Italia e all'estero, "Pitecus".

1) “Pitecus” è uno spettacolo che ha avuto un successo pazzesco: lo portate in scena da 17 anni tra Italia e Spagna…
REZZA: Anche in Francia, ad Avignone, l’abbiamo fatto! ... E' il nostro spettacolo più vecchio! Portiamo a L’Aquila “Pitecus” perchè per esigenze anche di spazio, di palco, forse non ci entravano quelli più grandi, gli ultimi che abbiamo fatto!

2) Parlatemi di questo spettacolo, come è nato?
MASTRELLA: E’ uno spettacolo, diciamo, stratificato, molto frammentario. E’ frammentario di ambiente e di tematiche. Ci sono molte problematiche una dopo l’altra dentro questi quadri di scena che fanno da architettura, da costume, da spazio, insomma!

3) Flavia, da dove hai tratto l’ispirazione per la scenografia?
MASTRELLA: Quest’idea mi è venuta per un motivo pratico perché questo è un spettacolo molto agile, si monta in pochissimo, ha pochissime esigenze di luce… cioè è uno spettacolo degli inizi, quando serve praticità e bellezza.
... Come mi è venuto in mente non lo so!

4) Con questo spettacolo raccontate un po’ l’animo degli italiani, quello che siamo poi nella realtà, le nostre esigenze, le nostre paure, la vita di tutti i giorni… In questo momento di crisi voi come la vedete la situazione culturale? Cioè, l’uomo italiano diventerà ancora peggio dei personaggi di "Pitecus"?
MASTRELLA: Ma, guarda, noi sono 25 anni che stiamo in crisi… Lo sapevamo tutti che era così, in Italia.
REZZA: Però noi non sfruttiamo temi relativi all’Italia! Insomma, non ce ne frega proprio niente!
MASTRELLA: Per noi questo è superato.
REZZA: Cioè: "non sono" le patologie dell’uomo,... "sono" le patologie dell’uomo in generale, almeno in questo spettacolo! Negli altri spettacoli se ne fregano anche dello stato d’animo: si affrancano anche da questo retrogusto speranzoso che c’è in “Pitecus”.
... Poi, non è che pensiamo ai problemi dell’italiano medio, medio-basso, alto…
MASTRELLA: ... dell’uomo!
REZZA: ...l’uomo in generale! A noi della provenienza non ce ne frega niente. E’ una trappola l’appartenenza… Della patria, dell’appartenenza,...  questi sono concetti che proprio non ci sfiorano, insomma noi siamo persone …
MASTRELLA: ...del mondo!
REZZA: Ecco! Siamo di tutti!... Ci mancherebbe che noi ci mettessimo a trovare ispirazione nell’uomo italiano, nell’uomo francese, nell’uomo inglese, cioè sono…
MASTRELLA: ... sono uomini!
REZZA: Appunto, niente di più… e allora tanto vale parlare dell’uomo…
MASTRELLA: L’uomo inteso anche come donna!

5) Certo, è la lingua italiana che trae in inganno: quando uno dice uomo dice anche donna!
MASTRELLA: "Uomo" significa uomo e donna.
REZZA: ... Che interagisce!

6) Parliamo della vostra attività performativa. Voi fate un teatro di tipo un po’ particolare, nel senso che non è né teatro di prosa, ma neanche teatro sperimentale e non è neanche cabaret… Voi come vi definireste?
REZZA: No, no, io penso che il nostro teatro sia fortemente sperimentale, che noi sperimentiamo, ... che poi è vicino all’animo popolare del pubblico, è un altro discorso! Ma noi siamo forse gli unici che in Italia sperimentano.

7) Quale è un elemento che non deve mai mancare in un vostro spettacolo?
REZZA: La sperimentazione.
MASTRELLA: Non è che noi abbiamo dei punti fissi. Appena c’è un punto fisso lo struggiamo.
Quindi, … appunto abbiamo fatto dei lavori molto diversi tra loro. Perché noi cerchiamo sempre dentro noi stessi le motivazioni.
REZZA: Noi tendiamo all’autodistruzione di quello che abbiamo fatto la volta precedente, è questa la nostra sperimentazione! Superare per primi noi stessi coi lavori successivi.

8) Avete un riferimento teatrale?
MASTRELLA: No, perché in realtà la nostra è più una questione di arte figurativa e di performance che di teatro. Quindi è chiaro che non trovi simili in teatro perché non esistono.

9) Voi toccate un po' tutte le arti, teatro, cinema, arte figurativa, scrittura... Ma un vostro sogno nel cassetto qual è? Uno spettacolo che vorreste fare...?
REZZA: Il prossimo!
MASTRELLA: Lavorare con tanta gente è il nostro sogno!
Già facciamo i film, ma fare un’operazione tipo un film nel teatro sarebbe bello.
REZZA: Con tanti attori, però quello dipende anche dai mezzi economici a disposizione, insomma. Il nostro sogno nel cassetto è diventare straricchi per poter lavorare con attori…
MASTRELLA: ... attori, ballerini…
REZZA: Cioè: abbiamo i sogni nel cassetto di tutti, diventare straricchi, però noi vorremmo diventarlo per…
MASTRELLA: ...per fare questo!
REZZA: per fare questo, non per altro!

10) Voi avete uno stile e una creatività performativa particolare e completamente vostra e originale. Ma non vi è mai venuta voglia di riscrivere nella vostra maniera artistica un’opera di teatro di Shakespeare, di Goldoni,…di smontarla al modo vostro?
REZZA: Mah, abbiamo le idee nostre… finchè abbiamo idee nostre,… Poi un giorno saranno gli altri a smontare noi; cioè: fra 40-50 anni, io credo che il teatro che facciamo io e Flavia verrà fatto.
MASTRELLA: Shakespeare uno lo tiene presente, ma … non ci abbiamo mai pensato!
REZZA: Noi smontiamo noi stessi affinchè poi, un giorno, qualcuno provi a smontarci, ... però non credo che sia così facile smontarci a noi, eh!

11) Infatti lo credo anch’io!
REZZA: ... Diciamo che dobbiamo aspettare che moriamo, da morti ti sapremo rispondere meglio!
MASTRELLA: Shakespeare è uno dei preferiti, almeno miei!
REZZA (fa la sua vocina, ndr): Tuoi!
MASTRELLA: però più da film che da teatro! … Film su “Il mercante di Venezia”…!
REZZA: Ecco!

Grazie per l’intervista e a presto!